Bergamasco di origine, ticinese d’adozione lo Chef Ranza durante la cerimonia che si è svolta lunedì 5 ottobre a Vitznau nel cuore della Svizzera, nella stupenda insenatura del Lago dei Quattro Cantoni ai piedi del Monte Rigi, ha ammesso: “Sono emozionato ma anche molto soddisfatto perché questo è un premio alla dedizione e alla costanza di tutto il mio staff di cucina, della sala e dei servizi annessi. Il risultato è indiscutibilmente un lavoro di squadra.” Al suo rientro a Villa Principe Leopoldo lo hanno accolto il team e i suoi amici di sempre, Claudio Recchia, il maître, Gabriele Speziale, il sommelier, e Mario Lanfranconi, lo Chef Barman: “Gli occhi lucidi dei miei compagni e dei miei ragazzi mi hanno fatto capire quanto sia importante per tutti il senso di appartenenza”.
Punta di diamante di Villa Principe Leopoldo, il Ristorante Principe Leopoldo è guidato con indiscusso successo dallo Chef Ranza da ben 26 anni. La sua filosofia colpisce dritta nel segno: ogni ospite deve essere trattato come un Re. La ’cloche‘ brilla sopra una semplice paillard esattamente come sopra un astice. Con mano leggera e creativa, Ranza dà vita ai suoi menu che declinano tutti i temi della cucina italiana, strizzando l’occhio ai piatti tipici della sua origine bergamasca: per esempio i favolosi risotti, con zafferano e gallinacci, con zucca, con fiori di zucca fritti e taleggio.
Una fama, quella di Dario Ranza, che travalica i confini svizzeri per la maggior attenzione al gusto, alla presentazione dei piatti, alla fantasia, all’estro dello chef, alla scelta di alimenti freschi e di qualità. Parametri diversi e innovativi, gli stessi su cui si fonda la guida, che il Time definì nel 1973 Il Nuovo Testamento, quando i critici gastronomici Henri Gault e Christian Millau nel 1973 la crearono per promuovere la Nouvelle Cuisine di Paul Bocuse.
“Sarà per noi uno stimolo ulteriore a consolidare il nostro prodotto”, sottolinea Dario Ranza, “aumenteranno le aspettative, vi saranno ulteriori pressioni e noi saremo pronti ad affrontarle. Per il gruppo rappresenta una via da seguire, mantenendo però pensieri e personalità autonome e distinte per arricchire e non condizionare il lavoro dei miei colleghi più giovani.”